IL LUOGO, IL
TEMPO, LA CRISI
Da William
Gates a Alvin Toffler, fino a penetrare nelle esperienze di architettura più
audaci dei nostri tempi, come quella di Bilbao o quella di Helsinki.
Cosa è
cambiato?
Pensiamo
agli anni ’60 e ’70, anni in cui il metodo di costruire la città era basato
sullo studio della città consolidata e strutturata. Oggi invece si guarda a chi
ha studiato rivolgendosi alla complessità, all’interscambio ma soprattutto alla
residualità, alla stratificazione e all’ibridazione: “le più gradi opere sono
quelle di ripensamento della città, delle sue intersezioni, dei suoi flussi
dinamici, dei suoi nessi complessi.”1. Questa frase suggerisce l’immagine di una città nuova,
che è un grande contenitore di funzioni diverse che convivono, che
arricchiscono il sistema simultaneamente, che come una ragnatela si incontrano
e intrecciano.
L’idea della
rete o ragnatela è sia funzionale che spaziale: “Possiamo lavorare in ogni
luogo, perché questo permettono i nostri cordoni ombelicali informatici,
possiamo anche contemporaneamente lavorare e passare il tempo libero, produrre
e consumare e, tra non molto, dormire apprendendo.”2, quindi “Sempre meno il ‘luogo’
diventa in sé fattore importante”3.
Perché?
“Essa (la
storia dell'arte in Europa) desta lo stesso la fede segreta dell'epoca.
'Sostanza di cose sperate'”. Con queste parole Edoardo Persico in un percorso,
nel tempo e nel luogo, in cui si affacciano un’infinità di esempi di evoluzione
e mutazione. Per chiarezza bisogna specificare che la frase viene rivolta alla
storia dell’arte, ma la nostra interpretazione è rivolta tutti i settori
investiti dalla rivoluzione informatica, quindi tutta la nostra società.
Il mutamento
nasce da una esigenza collettiva, in cui vince l’apertura al molteplice,
l’inserimento delle ipotesi e, parola spiazzante per l’apparenza
contraddittoria, l’individualità!
I tempi sono
cambiati, non si può più vivere nella concezione di Henry Ford “The can have a
car any color they like, so long it’s black”, oggi l’Information Technology
entra in un sempre maggior numero di attività umane e ne consente la
soggettivizzazione.
Come?
Per citare
Mies Van Der Rohe "Il tempo nuovo è una realtà; esiste indipendentemente
dal fatto che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo. Non è né migliore né peggiore
di qualsiasi altro tempo, è semplicemente un dato di fatto ed è in sé
indifferente ai valori. Quel che importa non è il 'che cosa' ma unicamente e solo 'il come'".
Queste parole furono pronunciate in sede del congresso del Werkbund a Vienna
nel 1930, sono passati quasi novant’anni e queste parole non potrebbero essere
più attuali! Le esigenze e le conoscenze tecnologiche in quegli anni erano
diverse, ma ogni epoca ha la sua “sostanza”, sta alla nostra intelligenza
aprirsi, usando la crisi del tempo per farne un valore, una morale
contraddittoria e suscitare un’estetica di rottura, parafrasando le parole di
Baudrillard.
1. Antonino Saggio, Nuove sostanze –
informatica e rinnovamento dell’architettura, in “Il Progetto”, 2000
2. Antonino Saggio, Nuove sostanze –
informatica e rinnovamento dell’architettura, in “Il Progetto”, 2000
3. Antonino Saggio, Città, in Introduzione
alla Rivoluzione Informatica in Architettura, Roma, Carocci Editore, 2007