martedì 14 marzo 2017

INFORMAZIONE, ARCHITETTURA, COMUNICAZIONE

"PER OGNI PROGETTO UN'IDEA"

Nell'ultima lezione si è parlato di comunicazione marsupiale, informazione e architettura-comunicazione, ponendosi il sostanziale problema del significato.
Volendo fare una rapida introduzione storica a questo discorso credo sia necessario partire dal 1945, con la fine della guerra.
Sulle ceneri di un mondo precedentemente basato su lotte di potere e lo sfruttamento dell'industrializzazione per potenziare le forze armate, ci si ferma, come al risveglio da un incubo. Era necessario ricostruire, ricominciare, ragionando su quali fossero quantitativamente e qualitativamente le risorse da sviluppare. Si capisce che due sono i settori su cui far leva: la pianificazione urbanistica e la coniugazione tra ricerca architettonica ed espressiva.
Il primo punto venne assolto da prima con la Carta di Atene, poi con INA Casa e così via cercando un ridisegno delle città, sulla base di standard, ma anche di nuove idee di articolazione.
Il secondo punto invece riguarda il problema del significato che ho menzionato inizialmente.
Viene da sé che in un periodo di ricostruzione, che si estende negli anni successivi, si sia rimesso in discussione il precedente e più tradizionale approccio all'architettura. Per citare Frank Lloyd Wright "A noi non interessano i monumenti", con queste parole egli vuole criticare la definizione della parola Monumento come era intesa tra le due guerre, cioè usata per esprimere la potenza di uno Stato, spesso dittatoriale, al fine di magnificare l’autorità, il comando, la gerarchia. Per Wright e per gli architetti contemporanei il monumento diventa tutt'altro: l'architettura si fa simbolo, un fatto civico, come ci conferma Frank Gehry con il Museo Guggenheim a Bilbao.
Da questi primi anni in cui si inizia a parlare della ricostruzione di significato ci si avvia in un nuovo percorso, fatto di osservazione e sperimentazione, non a caso è proprio Alvin Toffler a collocare nella seconda metà degli anni '50 l'inizio della terza ondata, fenomeno che "non guardava solo la produzione dei beni informativi veri e propri, ma investiva anche la produzione dei beni materiali tradizionalmente intesi".1
In questi anni inoltre non va dimenticato lo studio intensivo che si sta facendo sul cemento armato e la precompressione: questo dà una grande spinta nel campo dell'ingegneria e dell'architettura, sia dal punto di vista tecnico, sia operativo, sia architettonico. La ricerca in questo campo ha consentito alle personalità più audaci di questa fase storica di fare un passo avanti e liberare la forma verso un nuovo essere, al fine cioè di trovare una nuova identità.
Cosa si intende con simbolo, perché e come farlo?
Cito qui tre opere di grandi architetti per rafforzare il discorso.

Pensiamo a Eero Saarinen e alla sua Cappella e Auditorium Kresge a Cambridge degli anni '50, la prima costruzione a guscio e una delle rare opere in cemento armato in quegli anni in America; oppure al Terminal della TWA dell'aeroporto di New York del 1956-62, in cui è significativo l'uso l'uso del cemento armato e la fluidità della creazione degli spazi, che per lui gioca un ruolo centrale. La cosa più importante però che possiamo dedurre da Saarinen è che lui rifiuta ogni idea assoluta. "Per ogni progetto un'idea" sembra il suo credo. "Eero non opera secondo uno stile riconoscibile, ma al contrario si muove per problemi idea [...]. Il suo apparente eclettismo è incomprensibile dalla generazione precedente che aderisce strettamente ad un credo, che è insieme un fatto stilistico, una teoria, una prassi per affrontare i problemi e una più generale adesione ideologica."2 .



Negli anni '50 la società si inizia ad aprire e nuovi paesi voglio presentarsi al mondo,con progetti di scale diverse a seconda della situazione. In questo contesto troviamo Jorno Utzon, nordico che crede nella possibilità di fondere uomo e natura, incline alle forme naturali e al movimento, ma soprattutto conferma il credo di Saarinen: Utzon infatti "sa che opere diverse per scala e programma debbono avere risposte diverse." e non solo "Per Utzon al mondo delle certezze ideologiche della generazione precedente di deve sostituire un metodo sperimentale e una ricerca eterogenea di suggestioni". Questi punti sono tutti estremamente chiari nell'Opera House di Sidne del 1956-73. 3



Infine la Cappella di Ronchamp di Le Corbusier, opera in cui il maestro demolisce tutti i cinque punti da lui enunciati negli anni '20. "Sembra quasi che la ricetta di Saarinen con il suo "a  ogni progetto una soluzione" sia adottata addirittura da colui che era stato il più grande teorico della nuova architettura. Le Corbusier eclettico? Tutt'altro: il grande maestro è di nuovo tra i primissimi a comprendere che all'epoca delle certezze se ne va sostituendo un'altra."4.



Abbiamo visto dunque come dalla fine della guerra, con un tentativo, un salto, per rispondere alla crisi che si viveva, c'è stato un cambio di paradigma!
Ne stiamo ancora parlando e non si è ancora fermato questo processo, siamo in continua evoluzione, nel mondo delle informazioni, impegnati nel rispondere a sempre nuove tematiche messe in circolo. "È avvenuto che il mondo, e gli architetti se ne stanno rendendo conto, è mutato e che siamo nell'epoca delle informazioni, nel pieno della Rivoluzione Informatica. E l'epoca informatica funziona non più per messaggi assertivi, causa effetto, ma per messaggi metaforici, traslati. Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più."5.

Mi rendo conto si potrebbero fare mille esempi, mi fermo su questo filone, avendo voluto approfondire con quale criterio alcuni tra i più grandi architetti della storia abbiano risposto alla crisi che avevano davanti riconoscendo che era finito il tempo della standardizzazione e che ogni intervento, ogni scala, ogni idea va calibrata e pensata singolarmente.


1. Antonino Saggio, Il ruolo della comunicazione e dell'informazione, in Architettura e Modernità, Roma, Carocci, 2010
2. Antonino Saggio, Saarinen: "magie" e strutturali, in Architettura e Modernità, Roma, Carocci, 2010
3. Antonino Saggio, Jorn Utzon, in Architettura e Modernità, Roma, Carocci, 2010
4. Antonino Saggio, Un cambiamento di prospettiva, in Architettura e Modernità, Roma, Carocci, 2010
5. Antonino Saggio, La via dei simboli, in "Coffee Break", 2000

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